Beccapesci
Thalasseus sandvicensis
Ordine
Famiglia
Nome scientifico
Habitat
- altri habitat
Strategia migratoria
Apertura alare
Lunghezza
Lista rossa italiana
Stato di conservazione
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Descrizione
Il Beccapesci è una sterna di media grandezza, simile per dimensioni alla Sterna zampenere, dalla quale si differenzia a prima vista per la forma più slanciata ed elegante, con becco nero, lungo e stretto e l’apice giallo. Le parti superiori del piumaggio sono grigio chiaro, mentre quelle inferiori bianco candido. Presenta una calottina nera, la cui estensione si riduce al di fuori del periodo riproduttivo. La lunghezza è compresa tra 36 e 41 cm, l’apertura alare è di circa un metro e il peso è compreso tra 225 e 274 grammi.
Occupa esclusivamente aree costiere dove necessita di accesso ad acqua pulita, ricca di pesci negli strati superficiali e usualmente abbastanza bassa, con fondo sabbioso. Nidifica su isolotti sabbiosi o rocciosi, e in dune sabbiose, spiagge, delta fluviali. Spesso i siti scelti sono poco stabili e soggetti a degrado dovuto a crescita della vegetazione, inondazione, erosione, rimozione dello strato sabbioso o interferenza antropica; probabilmente, l’instabilità delle aree di nidificazione dovuta ai fattori sopra menzionati costituisce il principale motivo delle fluttuazioni mostrate da molte popolazioni della specie. Spesso si associa ad altre sterne o gabbiani, probabilmente per protezione dai predatori.
In Europa abita le coste occidentali, il Mediterraneo, il Mar Nero e il Mar Caspio. Il Beccapesci è una specie migratrice e dispersiva, con areale di svernamento localizzato principalmente nella porzione meridionale dell’areale. La popolazione europea sverna lungo le coste occidentali africane, prevalentemente tra l’Equatore e la Mauritania, e nel Mediterraneo, dove si rinvengono contingenti migranti e svernanti di origine nord-atlantica e soprattutto dal Mar Nero.
Si ciba di piccoli pesci marini e marginalmente di crostacei, anellidi e altri Artropodi.
In Italia il Beccapesci è specie nidificante, migratrice e svernante. Il primo caso di nidificazione è stato accertato in Emilia-Romagna nel 1979 nelle Valli di Comacchio. A partire dalla metà degli anni ‘90 la specie ha colonizzato anche la Laguna di Venezia (1995), Valle Bertuzzi (1997), la Salina di Margherita di Savoia (1997) e le valli da pesca del Delta del Po veneto (2004).
Lo Status
Il Beccapesci ha in Italia uno stato di conservazione inadeguato, a causa di un areale ancora ridotto, di una distribuzione estremamente localizzata e per il degrado e la riduzione del suo habitat ottimale. A livello continentale lo stato di conservazione della specie è favorevole. La popolazione italiana conta oltre 1.500 coppie, gran parte delle quali nella Laguna di Venezia, e il trend appare in aumento negli ultimi decenni.
Per quanto concerne i parametri riproduttivi, in Italia sono stati rilevati 0,41-0,67 pulli per coppia nelle Valli di Comacchio e un tasso d’involo di 0,41 – 0,56 giovani per coppia in Veneto.
In inverno il Beccapesci è la sterna più comune nei mari e nelle lagune italiane, con una popolazione censita di 1.100-1.300 (massimo 1.378 nel 2007) individui nel decennio 2001-2010 nell’ambito dell’IWC – International Waterbird Census.
Le Minacce
Gli habitat di elezione per la specie sono instabili, spesso soggetti a degrado o a rapida evoluzione, causata dalla crescita della vegetazione, oppure a inondazioni o a erosione. Si spiegano forse, tramite questo elevato dinamismo, le fluttuazioni della specie.
Da rilevare come le mutate dinamiche idrologiche e dei cicli di sedimentazione nelle lagune, causate da una crescente artificializzazione, possano modificare la disponibilità di siti di nidificazione per la specie (come per esempio nella Laguna di Venezia).
Anche il disturbo diretto ai siti di nidificazione costituisce una delle principali minacce alla specie.
La Tutela
La specie può beneficiare, nel breve termine, di misure di conservazione dedicate, compresa la realizzazione di siti artificiali per la nidificazione (isole). Tutelare questi siti, intervenendo anche direttamente per creare ex novo aree idonee di nidificazione, rappresenta una delle indicazioni più importanti per la specie. Le colonie sono infatti ancora troppo concentrate in pochi siti, e questo le rende più vulnerabili anche a singoli eventi negativi.
A queste misure andrebbe affiancato un monitoraggio più approfondito delle popolazioni, per meglio comprendere i fattori ecologici influenzanti la presenza, la produttività e la demografia delle colonie.
Non viene formulato un valore di riferimento favorevole (FRV) poiché la specie ha colonizzato recentemente il nostro paese.