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Beccaccia © Smutan/Shutterstock

Beccaccia

Scolopax rusticola

Ordine
Charadriiformes
Famiglia
Scolopacidae
Nome scientifico
Scolopax rusticola
Habitat
Foreste
Strategia migratoria
Migratrice a corto raggio
Apertura alare
56-60 cm
Lunghezza
33-35 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

DD - Carente di dati
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Descrizione

Unico limicolo europeo strettamente legato agli ambienti forestali, la Beccaccia risulta altresì una delle specie più elusive da contattare, quasi sempre mentre si invola silenziosamente da pochi passi da terra, nel folto di un bosco. Presenta infatti un piumaggio fortemente mimetico, che la rende pressochè invisibile quando è posata a terra, tra il fogliame. Le parti superiori sono bruno-rossicce screziate e quelle inferiori fulvicce a barrature scure. Caratteristico è il lungo becco, utilizzato per la cattura delle prede (soprattutto lombrichi e altri invertebrati terrestri) che cerca nel sottobosco, soprattutto durante il crepuscolo. Grazie alla peculiare collocazione degli occhi, molto arretrati rispetto alla testa rotonda, la Beccaccia può contare su un campo visivo di quasi 360 gradi. La lunghezza è compresa tra 33 e 35 cm, l’apertura alare tra 56 e 60 cm e il peso tra 260 e 405 grammi.

Nidifica in boschi di conifere disetanee pure o miste a latifoglie di montagna e collina, ricchi di sottobosco cespuglioso e radure erbose. Sull’Appennino settentrionale occupa soprattutto faggete e boschi misti di caducifoglie. Nidifica sul terreno, in coppie isolate. Durante lo svernamento preferisce boschi collinari o planiziali, con ricco sottobosco, ma frequenta anche zone montane fino a 1.100 m. Sulle coste laziali vengono preferiti in inverno margini di boschi di latifoglie in novembre-dicembre, formazioni miste a sclerofille in gennaio e boschi igrofili retrodunali in periodo migratorio. In Friuli Venezia-Giulia l’ambiente in cui è stata rilevata in inverno è costituito da boschi misti di pini, carpini e frassini, con una consistente presenza arbustiva.

Specie a distribuzione euro-sibirica, la quasi totalità della popolazione europea di Beccaccia nidifica ad alte latitudini in Russia, Bielorussia, Finlandia, Svezia e Norvegia. Le aree di svernamento sono distribuite primariamente alle medie e basse latitudini dell’Europa occidentale e mediterranea.

In Italia è migratrice e svernante regolare, nidificante scarsa e localizzata, con presenze più regolari e meno frammentate su Alpi, Prealpi e Appennino settentrionale. Più frequente tra 400 e 1.000 m, ma sporadiche nidificazioni sono state documentate fino a 1.200-1.300 m, con massimo di 2.000 m sulle Alpi piemontesi.

Lo Status

La Beccaccia ha in Italia uno stato di conservazione sconosciuto; specie poco studiata, il suo trend appare stabile o fluttuante, con declini a livello locale, soprattutto ai margini dell’areale e alle quote più basse. Lo stato di conservazione appare favorevole in Europa, sebbene la specie risulti in calo nelle regioni di svernamento fra cui l’Italia, in cui i carnieri complessivi sono andati diminuendo nel tempo, nonostante non si disponga di dati precisi ed aggiornati a tale riguardo. 

La popolazione nidificante italiana è stimata in 50-150 territori o covate, anche se la sua vera dimensione risulta molto difficile da stimare a causa del comportamento elusivo e la sua distribuzione frammentata.

Durante lo svernamento si stimano 50.000-100.000 individui ampiamente distribuiti nel territorio nazionale.

Non sono disponibili in Italia dati per quanto concerne il successo riproduttivo.
 

Le Minacce

La contaminazione radioattiva e da metalli pesanti, l’eccessiva pressione venatoria, così come le uccisioni illegali, possono essere considerate le principali minacce per la specie. 

La trasformazione degli habitat, soprattutto trofici, sono un fattore chiave per la conservazione delle popolazioni svernanti, probabilmente molto più importanti rispetto a quelle nidificanti. 

La Tutela

Specie poco studiata e poco conosciuta e per la quale si hanno informazioni per lo più puntiformi e generalmente relative a situazioni locali. Pertanto, sono auspicabili studi estesi su ecologia e biologia riproduttiva, in particolare nelle aree di presenza delle popolazioni più importanti (Alpi, Prealpi e Appennino settentrionale).

L’attuale pressione venatoria non risulta compatibile con il trend nazionale, in gran parte sconosciuto.

L’assoluta mancanza di informazioni sui parametri demografici per la popolazione italiana e le scarsissime informazioni disponibili sul successo riproduttivo a livello europeo, rendono al momento impossibile la formulazione di un valore di valore di riferimento favorevole (FRV).

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Beccaccia © Smutan/Shutterstock