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Barbagianni © Fabrizio Moglia

Barbagianni

Tyto alba

Ordine
Strigiformes
Famiglia
Tytonidae
Nome scientifico
Tyto alba
Habitat
Ambienti agricoli
- altri habitat
Mosaici mediterranei
Urbanizzato
Strategia migratoria
Sedentaria
Apertura alare
85-93 cm
Lunghezza
33-35 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Cattivo
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Descrizione

Il Barbagianni è un rapace notturno di medie dimensioni (33-35 cm di lunghezza) dalla notevole apertura alare (85-93 cm). Il piumaggio è molto chiaro: la parte superiore ha una colorazione che va dal grigio cenere, all’arancione pallido e giallo ocra, mentre ventre e petto sono completamente bianchi. Caratteristica inconfondibile è la maschera facciale bianca a forma di cuore. Proprio questa macchia bianca riveste anche importanti funzioni sensoriali: viene infatti utilizzata come se fosse un grande padiglione e attraverso di essa sono incanalate e trasmesse le onde sonore verso i canali auricolari, in modo tale che possano essere uditi i suoni a grande distanza, al fine di percepire la presenza delle prede. 

Il Barbagianni predilige i grandi ambienti aperti. Ama cacciare nei prati, nei campi, in zone incolte erbacee e in zone ecotonali, possibilmente con ricchezza di siepi, filari e corsi d’acqua. Frequenta altresì ambienti antropizzati quali grandi parchi e giardini, nonché caseggiati rurali in zone di campagna coltivata, soprattutto in aree rurali coltivate a mosaico. Cascinali, silos, fienili, ruderi, soffitti e travi di vecchi edifici vengono facilmente utilizzati come rifugio durante il giorno e come base per il nido. Nidifica in coppie sparse e isolate.

Rane, arvicole, talpe e topi costituiscono la base della sua alimentazione, alla quale può aggiungere grossi Insetti. Come accade per altri rapaci, inghiotte le proprie prede intere, rigurgitando successivamente pelo, ossa ed esoscheletri di Insetti sotto forma di borre (piccoli ammassi sferici). 

Questo Strigiforme ha una diffusione cosmopolita: dalla Penisola Scandinava alla gran parte del continente africano, dall’America centrale e settentrionale all’America latina, sino a Indocina e Australia, il Barbagianni è presente in tutti i continenti, eccetto l’Antartide. 

In Italia è nidificante sedentario, migratore regolare e svernante, presente in periodo riproduttivo nella Penisola, in Sicilia e in alcune piccole isole con la sottospecie nominale T. a. alba e in Sardegna con la sottospecie T.a.ernesti (Barbagianni sardo). In inverno sono altresì osservabili individui della sottospecie T.a. guttata (Barbagianni nordico), che sverna abbastanza regolarmente in Italia Settentrionale. È più frequente dal livello del mare fino a 400-500 m, ma può essere presente fino a 700-800 m in presenza di ambienti caldi e aridi; massime altitudini rilevate in periodo riproduttivo fino a 1.400 m nell’Appenino laziale e 1.500 m in Sicilia.

Lo Status

Il Barbagianni ha in Italia un cattivo stato di conservazione, e anche a livello europeo il suo stato è sfavorevole. La popolazione nidificante italiana è stimata in 6.000-13.000 territori, con trend in declino a partire dagli anni ’80 del secolo scorso, con estinzioni locali, soprattutto in Nord Italia, dove é stato registrato un declino fino al 50% delle popolazioni nidificanti. La popolazione italiana costituisce circa il 5% della popolazione complessiva europea.

Relativamente ai parametri riproduttivi: 1,8-2,2 giovani per coppia in Lombardia, 2 giovani per coppia nel Lazio (2,3 in aree urbane e 1,7 in ambienti agricoli).

Le Minacce

L’agricoltura intensiva e l’urbanizzazione in atto su ampie porzioni di ambienti agricoli coltivati in modo tradizionale ha comportato, negli ultimi decenni, una forte alterazione degli ambienti di caccia e la distruzione di numerosi siti riproduttivi. Risulta inoltre letale per la specie, l’impiego di rodenticidi per azioni di derattizzazione: a questo proposito, occorre effettuare studi specifici per valutare l’impatto dei diversi prodotti sulle popolazioni dei rapaci notturni e favorire l’impiego di principi attivi meno impattanti.

Particolarmente impattante risulta altresì il traffico veicolare su strade a elevato scorrimento che percorrono tratti pianeggianti e in rilevato sul piano campagna, a forte rischio di collisione con individui in transito.

In numerosi contesti collinari e planiziali dell’Italia settentrionale un fattore limitante è costituito dalla mancanza di siti efficaci per nidificare, come conseguenza di diffuse opere di demolizione e ristrutturazione di cascinali, capannoni industriali ed edifici storici attuati negli ultimi decenni. Soprattutto in questi ultimi contesti, la specie beneficia dell’apposizione di cassette nido. 

La Tutela

La specie può beneficiare, in aree rurali, mantenere e piantumare filari arborei, alberi da frutto e siepi, per aumentare le specie preda principali, e promuovere: un uso non eccessivo di pesticidi in agricoltura, l’uso della lotta integrata, mantenere forme tradizionali di pascolo estensivo e un’agricoltura a basso grado di meccanizzazione.

Laddove è in programma la costruzione di nuove strade a elevato scorrimento, sarebbe auspicabile la progettazione di lunghi tratti in trincea e la collocazione a bordo strada di opportuni pannelli (debitamente segnalati) per deviare verso l’alto (effetto trampolino) le traiettorie dei rapaci nei tratti in rilevato.

È inoltre da auspicare la diminuzione del rischio di elettrocuzione in aree coltivate e di fondovalle, con opportuni interventi di messa in sicurezza dei cavi aerei.
La specie è ampiamente studiata per quanto riguarda il suo regime alimentare ma in Italia si hanno scarse e frammentarie informazioni quantitative su ecologia e biologia riproduttiva. Sono pertanto necessarie ricerche specifiche per approfondire la conoscenza dello status di questa specie in forte declino.

Stante il trend tendenzialmente negativo per buona parte dell’areale padano, in Italia Settentrionale si deve considerare come valore di riferimento favorevole (FRV) una densità riproduttiva di 10 coppie per 100 kmq. In area mediterranea si propone come obiettivo di conservazione il mantenimento di densità più elevate, pari a 20 coppie per 100 kmq a scala di comprensorio e a 1 coppia per kmq a scala locale.

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Barbagianni © Fabrizio Moglia