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Averla maggiore © Luigi Sebastiani

Averla maggiore

Lanius excubitor

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Laniidae
Nome scientifico
Lanius excubitor
Habitat
Ambienti agricoli
- altri habitat
Mosaici mediterranei
Strategia migratoria
Migratrice a corto raggio
Apertura alare
30-34 cm
Lunghezza
21-26 cm
Ascolta il canto

Descrizione

L’Averla maggiore raggiunge i 26 centimetri di lunghezza e un peso, negli individui adulti, pari a circa 55 grammi, parametri che ne fanno la più grande, per dimensioni, tra tutte le averle europee. Il petto è bianco, ali nere con una macchia bianca, capo e dorso di colore grigio e una maschera facciale di colore nero.

La specie evita aree a clima fortemente oceanico e alte quote, così come zone rocciose o scoscese, suoli nudi o, al contrario, foreste fitte e dense. Predilige aree aperte con buona presenza di arbusti e alberi, soli o in piccoli gruppi, in paludi, brughiere, aree con vegetazione a parco o aree coltivate e frutteti, sebbene tenda ad evitare la prossimità di insediamenti umani. Durante lo svernamento in Italia, la specie frequenta ambienti aperti come coltivi, prati, zone umide, brughiere. L’averla maggiore costruisce un nido piuttosto massiccio fatto di rametti, erba e muschio, in cui la femmina depone dalle 4 alle 7 uova, che si schiudono dopo 16 giorni. L’allevamento dei pulcini dura circa tre settimane. 

La specie nidifica nei Paesi settentrionali del continente (dalla Germania verso est), per poi svernare in Europa meridionale, Italia compresa, fino all’Africa del Nord. La sottospecie nominale excubitor excubitor abita l’Europa centrale e settentrionale, e i territori dell’ex Unione sovietica, dove però è diffusa anche la sottospecie homeyeri (Ucraina, Crimea, Siberia sud-occidentale, fino ai piedi dei monti Altai). Nella penisola iberica e nella Francia meridionale è presente l’averla meridionale Lanius meridionalis.

 

Lo Status

Attualmente l’averla maggiore è classificata come in declino in tutta l’Unione europea, con stato di conservazione sfavorevole anche a livello continentale. Si è registrato, infatti, un largo declino della popolazione nidificante nei territori dell’Europa “comunitaria” nel periodo 1970-1990 e successivi, seguito da un ulteriore ma più moderato decremento nel decennio successivo.

La popolazione nidificante in Europa è di poco superiore alle 65.000 coppie. Il 90-96% della popolazione continentale e una frazione compresa tra il 5% ed il 24% di quella globale nidificano all’interno dei paesi della comunità europea. La specie non nidifica in Italia, ma sverna regolarmente soprattutto nelle regioni settentrionali, la cui consistenza dovrebbe aggirarsi da alcune centinaia a poche migliaia di individui.
 

Le Minacce

La presenza dell’averla maggiore sembra essere influenzata, essenzialmente, dalla disponibilità di idonee aree di caccia e di riparo in caso di pericolo, nonché dalla presenza di posatoi in posizione dominante per la caccia. Come altre specie, l’averla maggiore ha sofferto della riduzione e progressiva scomparsa degli ambienti aperti a causa delle modifiche intervenute nella gestione dei suoli da parte dell’uomo.

In linea generale, alcuni degli ambienti frequentati dalla specie sono in regresso, in particolare quelli più idonei allo svernamento in Italia, quali prati in pianura, mosaici di aree prative, rogge, filari, piccole zone umide, così come le brughiere, che appaiono in contrazione.

La Tutela

Per migliorare le prospettive della specie sarebbe necessario favorire il mantenimento di condizioni idonee, preservando prati e altri ambienti aperti con abbondanza di posatoi e favorendo la presenza di vegetazione marginale, tessere di vegetazione arboreo-arbustiva, ecc. In tali aree andrebbe anche limitato il disturbo antropico, specialmente nei siti dell’Italia centro-settentrionale dove è regolarmente accertata la presenza durante la stagione invernale.
La popolazione svernante è poco studiata nel nostro Paese, ad eccezione di contributi a carattere locale. La sua esiguità, e la mancanza di conoscenze approfondite sui principali trend demografici, rende impossibile il calcolo di un Valore di Riferimento Favorevole (FRV).

Per quanto riguarda le condizioni incontrate durante lo svernamento, fase del ciclo ecologico della specie che più interessa il nostro Paese, è importante quindi garantire la conservazione degli ambienti aperti (prati da sfalcio) e semi-aperti (brughiere, zone umide con vegetazione erbacea igrofila), nonché delle fasce di vegetazione riparia arboreo-arbustiva, utilizzati dall’Averla maggiore durante l’inverno.

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Averla maggiore © Luigi Sebastiani