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Averla cenerina © Michele Mendi

Averla cenerina

Lanius minor

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Laniidae
Nome scientifico
Lanius minor
Habitat
Steppe
Strategia migratoria
Migratrice a lungo raggio
Apertura alare
30 cm
Lunghezza
19-21 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

EN - In Pericolo
Stato di conservazione
Cattivo
Ascolta il canto

Descrizione

Il piumaggio superiormente grigio cenere e l’ampia mascherina facciale nera caratterizzano la specie; ali nere con evidente macchia bianca e parti inferiori chiare, più o meno intensamente soffuse di rosa. 

La si osserva su piccoli alberi, pali e cespugli, utilizzati quali posatoi in contesti aperti, come ambienti steppici o aree ai margini di coltivi asciutti non intensivi, con presenza di alberi sparsi, siepi e cespugli. Si nutre prevalentemente di insetti, anche di notevoli dimensioni, o di piccoli mammiferi e rettili che vengono finiti al suolo o più spesso infilzati su cespugli spinosi. Da qui la dipendenza della specie da tutte le aree ai margini dei coltivi con presenza di alberi, siepi e cespugli, mentre l’avanzata della monocoltura intensiva – con l’eliminazione di questo tipo di ambienti accompagnata all’abuso di pesticidi – ha ridotto ai minimi termini l’habitat idoneo per la specie, e contribuito al declino dell’intera popolazione italiana e continentale.

L’Averla cenerina è distribuita a macchia di leopardo soprattutto in Italia centro meridionale. Per contro, le densità sono generalmente basse, e sono indice di un evidente declino che è andato di pari passo, lungo tutto il Novecento, con le grandi trasformazioni degli ambienti agricoli a scala Europea.

Il lungo viaggio della migrazione – anche 8mila km dalle aree di nidificazione ai quartieri di svernamento – non consente all’Averla cenerina di portare a termine due covate. La sola covata annuale è composta da 4-6 uova, mentre il nido viene costruito direttamente nei cespugli o nei piccoli alberi – tipicamente nelle biforcazioni tra i rami – solitamente utilizzati quali posatoi per la caccia.
 

Lo Status

L’Averla cenerina ha stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e del degrado e riduzione del suo habitat ottimale. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. L’importante popolazione italiana conta ormai 300-600 coppie e il trend appare in forte declino negli ultimi decenni. Specie vulnerabile in tutto il vecchio continente, la specie ha conosciuto un largo declino in buona parte dell’areale europeo lungo il corso del Novecento. 

Probabilmente il declino della specie in Italia è iniziato alcuni decenni fa, come dimostrano i dati storici che vedono la specie quale relativamente comune nell’intera bioregione alpina e continentale. In Valtellina, per esempio, dove la specie fino al 1900 era riportata come abbondante, mentre sul principio degli anni Ottanta risultava completamente estinta.
L’intera Lombardia ha conosciuto un drammatico calo risultando ormai estremamente rara e localizzata in alcune zone di pianura, per una popolazione regionale come quella emiliana che conta non più di una decina di coppia, con tendenza a ulteriore rarefazione.

Le Minacce

I fattori climatici potrebbero spiegare parte del declino conosciuto dalla specie durante il secolo scorso in buona parte dell’areale europeo. Probabilmente sono le trasformazioni del paesaggio agricolo – di collina e di pianura – la causa principale della diminuzione della specie sia in Europa sia in Italia.

Dipendente da coltivazioni estensive con presenza di alberi sparsi, l’Averla cenerina ha assistito alla riduzione e – spesso – alla totale scomparsa del proprio habitat riproduttivo, di pari passo con il diffondersi dell’agricoltura intensiva, e dunque di appezzamenti interamente coltivati, senza alberi, siepi e altri elementi marginali. A complicare ulteriormente le cose è intervenuto l’abuso di pesticidi che causa una drastica diminuzione delle prede – tipicamente grandi insetti – di cui la specie si nutre.

Elementi climatici negativi e sempre più frequenti in estate, il disturbo antropico, la predazione da parte dei corvidi sono le ulteriori minacce che pesano su questa specie, causando molto spesso la perdita di intere covate, mentre un effetto fortemente negativo sulla popolazione europea – italiana compresa – potrebbe anche essere determinato da condizioni non ottimali riscontrate nei quartieri di svernamento africani.

La Tutela

Andrebbero identificate specifiche aree planiziali dove diffondere modalità di uso del suolo più in linea con le esigenze ecologiche della specie, ovvero ripristinare un mosaico di campi, prati, siepi, presenza di alberi e altri elementi marginali tipico dell’agricoltura estensiva, con porzioni di terreno incolto, in cui abbondano grandi insetti, che costituiscono una parte fondamentale della dieta della specie. 

Da bandire, infine, l’uso dissennato di pesticidi e biocidi. La mancanza di informazioni accurate su trend demografici e riproduttivi rende difficile la formulazione di una soglia minima di popolazione in grado di garantire la persistenza della specie a lungo termine. Non risulta dunque possibile, dati gli attuali parametri disponibili, formulare un Valore di Riferimento Favorevole (FRV).

Utile è invece proporre alcune indicazioni per la conservazione, che dovrebbero anzitutto partire dalle popolazioni più significative dal punto di vista conservazionistico, quali quella pugliese. Almeno per i siti più importanti di presenza, infatti, andrebbero implementate misure volte ad arrestare il continuo decremento e a innescare, possibilmente, un’inversione di tendenza.

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Averla cenerina © Michele Mendi