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Averla capirossa © Michele Mendi

Averla capirossa

Lanius senator

Ordine
Passeriformes
Famiglia
Laniidae
Nome scientifico
Lanius senator
Habitat
Steppe
- altri habitat
Mosaici mediterranei
Coltivi
Arbusteti
Strategia migratoria
Migratrice a lungo raggio
Apertura alare
26-28 cm
Lunghezza
17-19 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

EN - In Pericolo
Stato di conservazione
Cattivo
Ascolta il canto

(Sergio Mazzotti, xeno-canto.org - Creative Commons)

Descrizione

L’Averla capirossa si distingue dalle altre averle adulte per il capo di colore rossiccio, mascherina nera, petto, ventre e fianchi di colore chiaro, ali nere con specchio alare bianco, timoniere nere, con qualche penna bianca. La femmina ha colori più tenui del maschio. La sua lunghezza media si aggira attorno ai 18 centimetri, e il peso non raggiunge i 40 grammi.

Nel nostro Paese, è diffusa in buona parte delle regioni centrali e meridionali, rarissima nel settentrione: nell’Italia peninsulare nidifica la sottospecie nominale senator senator, mentre nelle isole tirreniche si rinviene la sottospecie Lanius  s. badius. Migratore regolare – i quartieri di svernamento si trovano nell’Africa sub-sahariana, a nord dell’equatore – l’Averla capirossa nidifica dal livello del mare fino a 1.000 metri di quota.

Per cacciare, utilizza posatoi ad altezza da terra non troppo elevata, da cui si lancia per catturare gli insetti, a volte anche al volo. A causa delle peculiari abitudini alimentari, la specie predilige ambienti semi-aperti, in zone pianeggianti o in moderata pendenza, con presenza di alberi di buona altezza ma distanti, oppure vecchi frutteti e boschi radi, utilizzati per il pascolo del bestiame. La fase di nidificazione inizia a maggio per concludersi a giugno: in genere le coppie portano a termine una sola covata l’anno.
 

Lo Status

L’Averla capirossa ha stato di conservazione cattivo, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e del degrado e della riduzione del suo habitat ottimale. Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. In generale, si è registrato un largo decremento delle popolazioni europee nel periodo 1970-1990, seguito da un moderato declino nel decennio successivo. 

La popolazione italiana conta circa 4.000 coppie e il trend appare in forte declino negli ultimi decenni. La specie ha subito un evidente decremento in buona parte dell’areale europeo durante il Novecento, mentre un quadro nel complesso più favorevole sembra essersi mantenuto nell’area balcanica. Sui Monti della Tolfa, sono state osservate densità non superiori a 5 coppie per kmq, con una percentuale rilevante – circa un quarto del totale – di nidificazioni isolate. 

Poiché oltre il 50% della popolazione globale della specie è concentrata nei territori dell’Europa a 27, il ruolo degli Stati membri dell’Ue per la sua tutela e conservazione appare strategico.

Le Minacce

Come per altre specie di averle e di uccelli che prediligono gli ambienti aperti, un fattore critico per la sopravvivenza della specie è rappresentato dalla progressiva scomparsa degli ambienti pseudo-steppici, delle praterie arbustate e degli altri ambienti aperti ed ecotonali. In molte aree, la perdita o riduzione degli ambienti aperti ne ha comportato il declino o l’estinzione locale. Simile effetto negativo è derivato dall’intensificazione delle pratiche agricole in aree in precedenza a conduzione non intensiva. Potenzialmente impattanti anche le condizioni nelle aree di svernamento.

Simile effetto negativo è derivato dall’intensificazione delle pratiche agricole in aree in precedenza a conduzione non intensiva. Anche la predazione al nido può costituire un ulteriore fattore critico per la specie: nella Francia mediterranea, ad esempio, è probabilmente questa la causa del successo riproduttivo molto basso, pari ad appena il 36.5%; nel Lazio, è stato osservato come il 29,6% delle coppie di Averla capirossa abbia fallito la prima riproduzione a causa dei predatori.

Questi fattori restano comunque di secondaria importanza rispetto alla perdita di habitat. In particolare, il mantenimento di alberi e cespugli di media altezza può favorire la specie proprio in quelle aree dove la predazione mostra un’elevata incidenza sul successo riproduttivo.

La Tutela

Estremamente importante per la conservazione della specie è la conservazione degli ambienti steppici. Dato il quadro critico che nel complesso caratterizza l’Averla capirossa, risulta altresì importante, a fini conservazionistici, l’identificazione di aree specifiche dove poter impostare criteri di gestione degli ambienti aperti che tengano conto delle esigenze ecologiche della specie, che potrebbe essere favorita anche da un recupero del pascolo brado. In linea generale, come per altre specie di averle legate agli ambienti aperti, è necessario favorire la presenza di praterie arbustate nonché formazioni tradizionali tipiche del paesaggio agricolo quali siepi, filari, alberi. 

L’Averla capirossa è una specie poco studiata a livello complessivo: la maggior parte delle informazioni disponibili – trend di popolazione, valori di densità noti – si riferiscono a situazioni locali, e mancano studi approfonditi su ecologia e biologia riproduttiva.

Basandosi sulle conoscenze disponibili, che fanno riferimento unicamente alla sottospecie nominale che nidifica nell’Italia continentale, si può proporre un Valore di Riferimento Favorevole (FRV) pari a 5 coppie per kmq a scala di comprensorio. 

Potenzialmente importanti per la conservazione della specie sono anche le condizioni riscontrate durante lo svernamento in Africa e la migrazione per e da i quartieri riproduttivi. Meritano, da questo punto di vista, ulteriori approfondimenti gli elementi raccolti durante le fasi della migrazione che vedono il nostro Paese come un importante sito di passaggio e sosta per le popolazioni in transito.

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Averla capirossa © Michele Mendi