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Assiolo © Luca Avanzini

Assiolo

Otus scops

Ordine
Strigiformes
Famiglia
Strigidae
Nome scientifico
Otus scops
Habitat
Ambienti mediterranei
- altri habitat
Coltivi
Urbanizzato
Strategia migratoria
Parzialmente sedentaria
Parzialmente migratrice a corto raggio
Parzialmente migratrice a lungo raggio
Apertura alare
53-63 cm
Lunghezza
19-20 cm
Lista rossa italiana
Estinto Minacciato Rischio minimo

LC - Minor preoccupazione
Stato di conservazione
Inadeguato
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Descrizione

Piccolo rapace notturno caratterizzato dalla presenza di due “cornetti”, più correttamente definiti ciuffi auricolari, che lo rendono simile a un piccolo Gufo comune ma che, se ripiegati, lo fanno somigliare a una Civetta. 

Dal portamento elegante, sfoggia una livrea finemente vermicolata e macchiettata, color corteccia, che va dal grigio al marrone-castagna, con diverse chiazze bianche sul dorso. Gli occhi presentano un’iride arancione tendente al giallo. Quando si sente minacciato, l’Assiolo assume una tipica posizione eretta, mimetizzandosi tra la vegetazione e restando immobile anche per lungo tempo. Molto caratteristico è il tipico verso “chiù”, una breve nota fischiata che nelle calde notti d’estate può essere ripetuto ininterrottamente per decine di minuti, a intervalli di 2-3 secondi. Ha una lunghezza media di 19-20 cm, un’apertura alare compresa tra 53 e 63 cm e un peso tra 58 e 135 grammi.

L’Assiolo predilige ambienti aperti, preferibilmente aridi e soleggiati, anche nelle vicinanze di centri urbani. Per la riproduzione, che avviene in cavità naturali e artificiali, sono in genere utilizzati habitat forestali radi (quali le pinete costiere mediterranee) e/o coltivazioni arboree come frutteti, vigneti e castagneti intervallati da ampie radure che fungono da territori di caccia. È una specie tipica di pianura e collina, nidificante a quote generalmente inferiori ai 500 m. L’altezza massima di nidificazione è stata osservata intorno ai 700 m, in alcune vallate alpine quali la Val Camonica e la Valtellina, ma in Trentino è stata registrata una nidificazione record a 1.550 m in un nido precedentemente scavato da un Picchio cenerino.
Di giorno, l’Assiolo si rifugia su grandi alberi. Di notte va a caccia, cibandosi soprattutto di insetti: cicale, cavallette e maggiolini sono fra le sue prede prevalenti, ma si nutre anche di lombrichi e, se pure solo occasionalmente, di piccoli uccelli, rospi, topi o altri piccoli mammiferi.
Specie paleartico-mediterranea, mostra in Europa un areale limitato essenzialmente alle regioni circummediterranee, dalla Spagna alla Grecia, alla Russia centro-meridionale e all’Africa settentrionale. Sverna in Africa centrale, a Sud del Sahara, a eccezione delle popolazioni meridionali (Spagna meridionale, Corsica, Sardegna, Italia meridionale e Grecia) che appaiono in gran parte sedentarie.

In Italia la specie è migratrice, nidificante e parzialmente sedentaria per quanto concerne le popolazioni del Sud e delle isole. Risulta ampiamente presente in tutta la penisola e nelle isole, con vuoti di areale nell’area alpina, nei maggiori rilievi appenninici e in Pianura Padana.
 

Lo Status

L’Assiolo ha uno stato di conservazione inadeguato in Italia, a causa di una contrazione di areale e di popolazione e del degrado e della riduzione del suo habitat ottimale. La specie è scomparsa come nidificante da gran parte della Pianura Padana e nell’Oltrepò pavese la popolazione nidificante ha subito un decremento di ben il 32% in soli tre anni, passando da 37 a 19 coppie nidificanti tra il 1992 e il 1994. Da rilevare anche la diminuzione, per le cause sopra ricordate, del successo riproduttivo che, ad esempio in provincia di Trento, tra il 2000 e il 2003 non ha superato gli 1,37 giovani involati per coppia territoriale (1,95 per coppia nidificante, 2,0 per le coppie di successo). Anche a livello continentale lo stato di conservazione della specie non è favorevole. 

La popolazione italiana conta 5.000-11.000 coppie.

Le Minacce

Tra i principali fattori di rischio per la specie si segnalano il disturbo antropico, la distruzione dei siti riproduttivi (come vecchi alberi con cavità), l’alterazione degli habitat riproduttivi, l’abbandono delle pratiche agricole tradizionali, l’uso di pesticidi con conseguente diminuzione della disponibilità di specie preda. A queste minacce vanno aggiunti gli abbattimenti illegali, gli investimenti stradali e i problemi ambientali riscontrati nelle aree di svernamento. Per quanto riguarda il nostro paese, tra i fattori che hanno storicamente causato il declino dell'assiolo va individuata, soprattutto nel Nord Italia, la progressiva sostituzione delle coltivazioni di gelso, un tempo impiegato per la bachicoltura, e delle coltivazioni a mosaico con monocolture a vigneto o meleto e altre forme di agricoltura intensiva. Sono probabilmente tali modifiche negli ambienti agricoli di fondovalle, collina e pianura, ad avere rappresentato, più di altre cause, un pesante fattore limitante per la specie.

La Tutela

Il mantenimento di filari arborei e di siepi favorisce rispettivamente la disponibilità di siti per la nidificazione e l’abbondanza delle principali specie preda. Per le aree planiziali e collinari è essenziale una gestione attenta degli ambienti agricoli per favorire la conservazione degli elementi tradizionali del paesaggio, quali muretti a secco, porzioni a incolto, siepi, nonché il mantenimento di grandi alberi e di fasce inerbite al margine di frutteti e vigneti. Nel nostro Paese, la specie risulta una delle meno studiate tra gli Strigiformi. Ciononostante, per gli ambienti più idonei delle bioregioni alpina e continentale è possibile proporre un valore di riferimento favorevole (FRV) pari a 6 coppie per kmq su scala locale e, a scala di comprensorio, di 50 coppie per 100 kmq. Per gli ampi comprensori dell’area mediterranea ancora ben conservati la soglia proposta può essere elevata a 70 coppie per 100 kmq.

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Assiolo © Luca Avanzini