Parco nazionale Abruzzo: niente caccia ai confini per i non residenti
Pubblicato il
Cancellata la norma che consentiva la caccia anche ai non residenti ai confini del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Soddisfatte le associazioni ambientaliste per la marcia indietro della Regione Lazio.
Le Associazioni WWF Italia, ENPA, LAV e LIPU sono soddisfatte per la marcia indietro della Regione Lazio che ha cancellato la norma che consentiva la caccia anche ai non residenti ai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
Nonostante la legge nazionale stabilisca una rigida limitazione dell’attività venatoria nelle cosiddette “aree contigue” ai parchi e nonostante le numerose sentenze della giustizia amministrativa a conferma, la Regione Lazio aveva voluto violare palesemente la legge nazionale inserendo nella Legge Regionale n. 1 del 27 febbraio 2020 una norma che concedeva la possibilità di cacciare fino al confine del Parco anche a cacciatori non residenti, in una zona particolarmente ambita dalle doppiette perché ricca di animali selvatici.
A seguito delle proteste delle associazioni ambientaliste e animaliste, del loro intervento presso il Ministero dell’Ambiente e del loro ricorso al Tribunale Ammnistrativo Regionale del Lazio, la Regione con la Legge n. 16 del 23 novembre 2020 ha abrogato la norma illegittima.
Dalla pubblicazione di questa “rettifica” sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio lo scorso 24 novembre nella fascia di protezione esterna del versante laziale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise la “caccia controllata” è riservata esclusivamente ai soli cacciatori residenti nei comuni interessati con una netta riduzione della pressione venatoria sull’area. In questi delicati territori al confine delle aree naturali protette l’aumento dei cacciatori, oltre che vietato dalla legge, è scientificamente intollerabile come confermato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) che, nel parere sul calendario venatorio del Lazio per la stagione di caccia 2020/21, raccomandava la necessità di vietare l’attività venatoria nella fascia di protezione esterna del versante laziale del Parco, in attesa di attuare una sua opportuna regolamentazione.
Le Associazioni hanno immediatamente scritto al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, chiedendo la revoca del Decreto da lui sottoscritto lo scorso 30 settembre che, dando applicazione all’illegittima previsione normativa ora abrogata, consentiva la caccia ai non residenti creando disturbo e rischio di bracconaggio in un’area dove vive l’Orso bruno Marsicano, specie particolarmente protetta e a rischio di estinzione di cui restano al mondo solo 50/60 individui tutti concentrati nel Parco e nelle aree limitrofe.
Le Associazioni WWF Italia, ENPA, LAV e LIPU si augurano che questa sia l’ultima puntata di una brutta telenovela e che le Regioni Abruzzo, Lazio e Molise, che hanno la fortuna di ospitare nei propri territori un animale speciale e prezioso come l’Orso bruno marsicano, si impegnino per la sua reale protezione iniziando proprio dall’ufficializzazione e gestione dell’area contigua finora individuata grazie alle passate azioni del Parco e alle sentenze della magistratura sui ricorsi delle associazioni.