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Lollobrigida e l'autunno caldo della caccia

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Per il mondo venatorio, l'inizio della stagione di caccia 2024 è stato, probabilmente, il più difficile di tutti. 

I ricorsi della coalizione ambientalista hanno colto nel segno un po' ovunque (Calabria, Basilicata, Campania, Marche, Veneto, Lombardia) portando alla sospensione delle preaperture, all'anticipo della chiusura per varie specie, alla protezione della tortora selvatica e altro ancora.

E così, intervenendo con un post su Facebook, il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida ha pensato di attaccare le associazioni ambientaliste, le quali "con ricorsi strumentali stanno di fatto impedendo il regolare svolgimento della attività venatoria in alcune regioni", e attaccare quella che ha definito "una parte della burocrazia statale", pensando probabilmente ad Ispra, che contribuirebbe in qualche modo a rendere la vita difficile ai cacciatori.

Nel suo intervento, il ministro Lollobrigida dimentica di notare che la maggior parte dei calendari regionali è in netta distonia con i pareri Ispra, sia sul fronte dei tempi di caccia che su quello delle specie cacciabili, così come manca di ricordare che l'Italia è sotto inchiesta europea per questi stessi temi e che l'atteggiamento tenuto, da governo e regioni, potrebbe trasformare quell'inchiesta in una procedura d'infrazione. Non solo: il ministro Lollobrigida rilancia, annunciando che entro l'anno il governo "affronterà in via definitiva l’argomento". Come?

La prima ipotesi è quella di favorire l'iter della proposta di legge Bruzzone, oggi sepolta in Commissione Agricoltura della Camera da una montagna di emendamenti. La proposta di legge è stata calendarizzata in aula della Camera a novembre, con uno strappo istituzionale che permetterebbe di bypassare gli emendamenti. Intenzioni serie o una mera manovra elettorale, pensando al voto in Emilia-Romagna e Liguria (terra di Bruzzone)?

Si consideri un particolare non da poco: la proposta Bruzzone è infarcita di violazioni comunitarie. Fino a che l'iniziativa è parlamentare, si può sempre dare la colpa alle iniziative dei singoli deputati. Se tuttavia il governo interviene, con pareri favorevoli e un sostegno diretto, allora la responsabilità nei confronti dell'Europa schizza in alto e il rischio di infrazione diventa concreto, ove non praticamente certo.

C'è tuttavia, dietro l'annuncio di Lollobrigida, una seconda ipotesi: che i due ministeri interessati (Ambiente e, appunto, Agricoltura) sferrino un nuovo atracco ad Ispra, costringendo l'istituto a cambiare i pareri o addirittura a rivedere i dati sulla migrazione prenuziale per convincere l'Europa a cambiare i cosiddetti Key concepts e permettere una stagione di caccia più lunga per tordi, Beccaccia e uccelli acquatici. Questo, in effetti, sembra potersi leggere dietro le parole del ministro Lollobrigida (la burocrazia statale ostacola la caccia e le regioni). Sarebbe un fatto molto grave, un'ingerenza pesante che, peraltro, avrebbe le gambe corte.

E però, lo sconforto dei cacciatori, mescolato alla rabbia verso il governo, reo di aver mancato le promesse elettorali a loro favore, potrebbe spingere in queste direzioni, in un autunno che si annuncia piuttosto caldo. Una cosa è certa: lo sarà anche sul fronte delle nostre denunce europee, ricordando che le direttive non possono essere ignorate, che l'azione dello Stato contro il bracconaggio è nulla, pur a fronte di una procedura Pilot, e che la costituzione e leggi italiane parlano chiaro. Prima viene la tutela, la conservazione della natura, nonostante le tendenze filo venatorie del governo e i post del ministro Lollobrigida.

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Pavoncella © Michele Mendi
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