Foreste, appello di 200mila cittadini a Timmermans: biomasse forestali non sono energia "verde"
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Duecentomila cittadini europei si appellano a Frans Timmermans, Vice Presidente della Commissione europea, responsabile per il Green Deal: le foreste sono bene comune non combustibile; le biomasse forestali non sono energia ‘verde’ né rinnovabile, l’inganno della falsa soluzione climatica deve finire
Ieri a Bruxelles la Forest Defenders Allaince - FDA (network di 130 associazioni nazionali e internazionali presenti in Europa e Stati terzi) e BirdLife Europa hanno consegnato all’ Ufficio di Timmermans la petizione per chiedere di eliminare le biomasse forestali dalla Direttiva europea sulle Energie rinnovabili (RED) attualmente in revisione.
Green Impact e GUFI – Gruppo Unitario per le Foreste Italiane in quanto membri del Network FDA – insieme alla Lipu, partner italiano di BirdLife Europe – chiedono quindi al ministro per la Transizione Ecologica Cingolani di cessare di promuovere le biomasse forestali come soluzioni sostenibili, rinnovabili e a favore del clima quando la scienza dimostra il contrario e, inoltre, di promuovere invece una vera politica "ecologica" che protegga le foreste: bruciarle, infatti, come è noto, è causa di rilascio di CO2 in atmosfera e il sovra-sfruttamento forestale mette a rischio la biodiversità già in drammatico declino.
I cittadini europei pagano oltre 6 miliardi all’anno in sussidi alla combustione di legno, spacciata come soluzione energetica rinnovabile. È tempo di invertire la rotta: ora i duecentomila cittadini che hanno sottoscritto la petizione dicono basta, gli alberi non sono legna da bruciare. La politica europea sta causando l’aumento del disboscamento delle foreste in Europa e nei paesi terzi, e conseguentemente le relative emissioni di gas a effetto serra, promuovendo in modo fuorviante l'incenerimento del legno come se fosse energia rinnovabile a "zero emissioni di CO2".
La petizione consegnata ieri al Vicepresidente Timmermans chiede, quindi, anche ai politici europei e ai singoli Stati, di:
- eliminare i sussidi e gli incentivi all’utilizzo di biomasse forestali per la produzione di energia e di impiegare i fondi per incentivare il risparmio energetico e le fonti energetiche realmente pulite;
- eliminare l’energia generata dalla combustione di biomasse forestali tra quelle che ci avvicinano agli obiettivi sulle fonti rinnovabili e il contrasto ai cambiamenti climatici dalla Direttiva Europea sulle Energie Rinnovabili (RED);
- dare assoluta priorità alla protezione e alla conservazione delle foreste e della biodiversità.
Le 200mila firme sono state raccolte nell’arco di pochi mesi, con la collaborazione della piattaforma WeMove e le organizzazioni NRDC (Natural Resources Defense Council) e Rettet den Regenwald.
Giovanni Damiani, biologo e presidente dell’associazione GUFI, commenta così: “L’utilizzo sempre maggiore di biomasse forestali per la produzione di energia costituisce un grave pericolo per le foreste, sottoposte a uno sfruttamento intensivo che danneggia la biodiversità. Non possono essere considerate una forma di energia pulita, anche in considerazione delle alte emissioni inquinanti e climalteranti sprigionate dalla combustione di legna e del loro impatto sulla salute umana”.
Aggiunge Gaia Angelini, presidente di Green Impact: “Bruciare le foreste per produrre energia è quanto di più lontano e incoerente ci possa essere rispetto agli impegni presi in sede europea e internazionale circa lo stop alla perdita della biodiversità e il ripristino degli ecosistemi. Mette tristezza pensare che venga inoltre presentata come una soluzione climatica pensando che i cittadini siano poco informati”.
“Le specie forestali stanno mostrando un trend positivo, ma il rischio di inversione di tendenza, soprattutto delle specie più esigenti, è reale. L’inclusione di biomasse forestali come fonte energetica promuove uno sfruttamento dei nostri boschi più intensivo con gravi conseguenze sulla biodiversità e sui servizi ecosistemici che esse offrono” conclude Federica Luoni dell’area Conservazione natura della Lipu.
Non conforta, infatti, il mero aumento della superficie forestale in Italia, (da non confondere con lo stato delle foreste) negli ultimi decenni legata allo spopolamento della montagna e delle aree rurali. Si tratta soprattutto di boschi giovani di recente formazione, poveri nella componente vegetale e animale. Gli ecosistemi forestali, infatti, sono ambienti tridimensionali e andrebbero misurati in volume di biomassa presente e non solo per superficie, nonché in termini di ricchezza floro-faunistica, diversità e presenza di alberi di differenti età. In Italia le utilizzazioni forestali negli ultimi 15 anni sono aumentate di circa il 70%, ed è quindi già in atto un incremento delle utilizzazioni forestali grazie agli incentivi economici: tutto questo, insieme alle importazioni di pellet che raggiungono 85%, desta notevole preoccupazione per il futuro dei boschi Italiani e esteri.
La gestione forestale deve quindi avere come obiettivo principale la tutela dei boschi, promuovendo una gestione a fustaia realmente sostenibile e che consenta alla foresta di conservarsi pur fornendo all’uomo i materiali necessari. L’Italia, inoltre, importa ingenti quantità di semilavorati da opera, perché i boschi italiani, eccessivamente sfruttati e troppo giovani, non possono fornire sufficiente legname di qualità.
È inoltre fondamentale lasciare una percentuale rilevante del patrimonio boschivo alla libera evoluzione naturale, proteggendo in particolar modo le poche foreste vetuste rimanenti e fermando lo sfruttamento del patrimonio boschivo italiano ed europeo.
Le associazioni, sostenute dalla petizione dei cittadini chiedono quindi che l’uso delle biomasse forestali debba essere limitato agli usi domestici e con materiale proveniente da scarti della lavorazione del legno, potature e frazione combustibile dei rifiuti, separati attraverso una corretta raccolta differenziata.
VIDEO: 2021- Deforestazione delle Foreste Canadesi (British Colombia) per trasportare alberi da convertire in energia non - rinnovabile nell’ UE. Cliccare QUI
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