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Caccia, al via sabato le preaperture. Ma l'Italia è già sotto inchiesta

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Il nostro Paese peggiora la situazione con calendari che violano direttiva e legge nazionale Entro il 27 settembre Il Governo deve rispondere a Bruxelles.

Lipu: presto integrazioni alla denuncia, per dimostrare ulteriormente la gravità della situazione venatoria italiana.

“Da sabato 2 settembre i cacciatori italiani tornano in azione in molte parti d’Italia, soprattutto su tortora selvatica, quaglia e colombaccio. Mentre i calendari per la stagione 2023/24 predisposti dalle regioni aggravano il quadro e avvicinano la procedura di infrazione europea”.

Lo dichiara la Lipu in merito alle preaperture della stagione venatoria previste dall’articolo 18, comma 2, della legge 157/92 e attivate da 18 regioni italiane.

“In un contesto ambientale difficile - dichiara Giovanni Albarella, responsabile Antibracconaggio e Attvità venatoria - segnato da eventi climatici estremi e devastanti incendi, che avrebbe dovuto portare le amministrazioni regionali a non concedere ulteriori fonti di pressione come la caccia su una fauna già messa a dura prova, la maggior parte delle regioni ha deciso di attivare le preaperture anche su specie quale la tortora selvatica e la quaglia, che versano in un cattivo stato di conservazione e necessiterebbero di importanti tutele.

“Ciò, peraltro, avviene all’ombra dell’inchiesta, la cosiddetta procedura Pilot, attivata lo scorso luglio dalla Commissione europea e che contesta all’Italia, e a molte sue regioni, vari elementi quali l’esercizio venatorio durante la migrazione preriproduttiva, oltre che la caccia su specie in cattivo stato di conservazione in assenza di piani di gestione o con piani di gestione non efficacemente applicati, nonché l’uso di munizioni al piombo nelle zone umide.

“Sono contestazioni molto serie, che toccano il cuore della direttiva Uccelli, ma che le regioni hanno ignorato, approvando calendari venatori che aggravano il quadro. Nello specifico, 15 regioni hanno autorizzato la caccia in periodo di migrazione preriproduttiva invece che chiudere la caccia ai turdidi al 10 gennaio e agli acquatici al 20 gennaio, e quasi tutte le regioni hanno inserito in calendario specie in cattivo stato di conservazione come il tordo sassello, il beccaccino e il codone, senza le adeguate accortezze gestionali. A ciò si aggiunge la mancata correzione, da parte dei ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura, della circolare che consente di utilizzare munizioni al piombo anche in zone umide vietate. Un quadro, dunque, molto critico.

“Entro il 27 settembre – conclude Albarella - il governo dovrà fornire risposte alla Commissione europea, ma è evidente come l’illegittimità della situazione venatoria italiana si sia aggravata e per questo integreremo la nostra denuncia alla Commissione stessa. La procedura di infrazione sulla caccia contro l'Italia si fa sempre più concreta".

 

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Codone - Foto Luigi Sebastiani © Codone - Foto Luigi Sebastiani