Salta al contenuto principale

Cos'è la Pac?

La Politica Agricola Comune (Pac) è tra le politiche più importanti e caratterizzanti dell’Europa unita, trattandosi della politica con maggiore storia alle spalle e tale da assorbire ad oggi più di un terzo del budget europeo.

La Pac nasce ufficialmente nel 1962 ma trae origine direttamente dal Trattato di Roma (1957), con lo scopo di risollevare l’economia e il benessere di un continente provato dalla seconda guerra mondiale come er al'Europa dell'epoca. Gli obiettivi originari della Pac furono, in tal senso, quelli di incrementare la produttività al fine di garantire la sicurezza alimentare, stabilizzare i mercati nonché assicurare un tenore di vita equo agli agricoltori e prezzi ragionevoli ai consumatori.

Regole che premiavano la produzione con sussidi molti elevati portarono di fatto a un suo accrescimento indiscriminato, tale da creare ingenti accumuli di cibo invenduto, che andava letteralmente incenerito o svenduto a paesi terzi. Questo avvenne a discapito sia della stabilità dei mercati e della tenuta finanziaria dell’Europa che dell’ambiente, a causa di una progressiva perdita di aree naturali e di uso massivo di pesticidi chimici per massimizzare la produzione. 

Sebbene ancora non monitorato nell’intera Europa, il calo delle specie legate agli ambienti agricoli appare evidente già dall’inizio dell’entrata in vigore della Pac, come dimostrato dalla serie più lunga del Farmland bird index (Fbi, lo studio della presenza degli uccelli in ambito agricolo), ossia quella del Regno Unito. Tali dati mostrano un calo dell’indice dal 1970 agli anni ’90 pari al 30%, che sale a quasi i 60% per gli specialisti.

Con l’affacciarsi dell’ultimo decennio del XX Secolo gli squilibri creati dalla Pac divennero talmente evidenti che l’opinione pubblica si disse non più disponibile a pagare per una politica che produceva eccedenze alimentari e danni ambientali.

E così, nel 1992, si rese necessaria la cosiddetta riforma MacSharry, cioè la prima grande revisione della Pac, seguita nel 2003 dalla riforma Fischler. Entrambe le riforme intesero attuare il "disaccoppiamento", ovvero scollegare il sussidio dalla produzione, e riconobbero (con l’Agenda 2000) il contributo che l’agricoltura poteva fornire alla tutela del paesaggio, alla conservazione dell’ambiente, alla qualità e alla sicurezza dei prodotti e al benessere animale. 

Nonostante questo impegno, la situazione non migliorò. Agli inizi degli anni 2000 le analisi degli indicatori ambientali e sociali mostrarono che l’inefficacia della Pac nell’affrontare le sfide ambientali era dovuta, oltre che ad alcune criticità nell’applicazione dei Piani di sviluppo rurale (Psr), soprattutto al fatto che a determinare il modello colturale era l’impostazione del Primo Pilastro della Pac, che riguarda la produzione agricola, assorbiva circa il 70% del budget e restava ancora legato alla filosofia della crescita, dell’aumento della produttività. 

Per questo, con la programmazione attuale 2014-2020, la Commissione europea ha provato a “inverdire” anche i pagamenti diretti, legando obbligatoriamente una quota del 30% degli stessi a delle pratiche verdi di base (il greening), come l’obbligo della diversificazione delle colture, un minimo del 5% di superfice destinata ad aree dal valore ecologico (EFA) o il mantenimento dei prati permanenti. 

Tali correttivi non sono però stati sufficienti.  Analizzando gli impatti del bilancio delle politiche europee nel 2019, la Corte dei conti europea ha evidenziato che le misure della Pac danno un basso contributo ambientale e nello specifico hanno un basso impatto nel contrastare i cambiamenti climatici., Tale inadeguatezza è stata dimostrata altresì da uno studio indipendente commissionato dai network europei di BirdLife International e EEB.

La sempre maggior consapevolezza, dei cittadini e di una parte del mondo produttivo sugli impatti dell’agricoltura sull’ambiente e la salute, è emersa in modo inequivocabile nella Consultazione pubblica che la Commissione ha effettuato nel corso del 2017  in cui la maggioranza dei partecipanti ha chiesto che la Pac faccia di più per risolvere le crisi ambientali in atto. Tutto ciò ha portato la Commissione europea a formulare una proposta per la programmazione post2020 i cui regolamenti sono stati presentati il 1 giugno 2018 e, dopo un lungo iter di approvazione, entrati in vigore il 1 gennaio 2023.

Tra le novità introdotte vi è l’abolizione del greening, le cui pratiche sono state inserite all’interno della condizionalità, definita rafforzata, e l’introduzione degli eco-schemi, ossia un pagamento (in quota al Primo Pilastro) per quegli agricoltori che attuino delle pratiche a favore di biodiversità e clima. Inoltre, ogni Stato deve redigere un proprio Piano Strategico Nazionale che, in base all’analisi delle necessità data dal contesto territoriale, individuerà gli interventi su entrambi i pilastri per conseguire i 9 nuovi obiettivi (3 economici, 3 ambientali e 3 sociali e di salute) della politica agricola.

Purtroppo, già nel 2024, dopo una serie di proteste di una parte del mondo agricolo (vedasi anche i cosiddetti "trattori"), molte delle norme della condizionalità tra cui quella importantissima di dedicare almeno il 4% dei terreni alla biodiversità, sono state indebolite o del tutto eliminate.

La strada per cambiare davvero la Pac è ancora molto lunga ma altrettanto importante.
 

Cose da sapere sulla PAC
Cose da sapere sulla PAC
© CambiamoAgricoltura

Atlante della PAC

Scarica il documento
Immagine
Un ripristino di zona umida in Emilia-Romagna
Un ripristino di zona umida in Emilia-Romagna © Roberto Tinarelli

Il Piano Strategico Nazionale Italiano della PAC, con grafici e approfondimenti è disponibile sul sito della Rete Rurale Nazionale a questo link.