Lipu Onlus, natura, uccellie animali selvatici in Italia

In memoria di Longino Contoli

Longino Contoli Longino Contoli
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Tra i primissimi attivisti della Lipu già nel 1966, figura importante della cultura scientifica e protezionistica italiana, Longino Contoli è scomparso lo scorso mese di marzo.

La Lipu ne ha celebrato la memoria nell'Assemblea dei Soci 2024, del 2 giugno. Qui lo ricordiamo con l'intervista (dal titolo "La scoperta della fauna selvatica") rilasciata ad inizio 2015 al Direttore generale della Lipu, Danilo Selvaggi, e pubblicata sul numero speciale di Ali, Primavera 2015, per i 50 anni della Lipu. 

La luce entra dall’ampio terrazzo di una palazzina a due passi dal quartiere Coppedè, a Roma. Illumina una stanza piena di libri, appunti, oggetti, fotografie. Sono parte della vita di Longino Contoli, della sua storia. Contoli nasce a Roma, nel 1941. Un’esistenza dedicata alle scienze, allo studio degli uccelli e della natura ma anche all’attivismo ambientale. Il suo ingresso nella Lenacdu avviene subito, a pochi mesi dalla fondazione della Lega. Contoli ha molta voglia di ricordare quegli anni, che sono stati anche per lui ricchi di eventi.

“Ero un giovane studente poco più che ventenne, innamorato delle scienze zoologiche, e per questo mi iscrissi all’Uzi, l’Unione zoologica italiana, presieduta all’epoca da Alessandro Ghigi, il grande zoologo. Ghigi era un saggio, già molto vecchio ma ancora lucidissimo, e soprattutto parecchio diverso da gran parte del mondo accademico delle scienze della vita”.

Cosa aveva di particolare quel mondo?

“Si era allontanato dagli ideali ottocenteschi di ricerca sul campo che era stata ad esempio di ornitologi come Ettore Arrigoni, Giacinto Martorelli o lo stesso Ghigi. In buona parte, la zoologia italiana degli anni Sessanta cominciava e finiva l’opera in laboratorio. Ma Ghigi era diverso. Aveva ancora voglia di guardarsi attorno”.

E fu proprio Ghigi, in qualche modo, l’anello di congiunzione con la Lipu.

“Sì, accadde al convegno dell’Uzi di Pisa, nel ’65, o ’66. A un certo punto, Ghigi chiese l’attenzione della platea e ci disse che c’era il professor Punzo che desiderava presentarci la sua nuova associazione. Sul palco salì dunque questo ometto, dall’accento napoletano, che cominciò a parlare con passione. Denunciava la distruzione degli uccelli in Italia, con reti e fucili, e chiamava gli scienziati a impegnarsi. Convinse molti, me incluso. Ci fu una mozione dell’Uzi a favore della Lenacdu. A fine discorso mi avvicinai a Punzo e gli chiesi se potevo iscrivermi. Poco dopo mi ritrovai segretario della Lega, e successivamente consigliere”.

Ma dove nasce l’amore di Contoli per la natura e gli uccelli in particolare?

“Molto devo a mia madre. Nell’infanzia, lei e mia nonna mi parlavano di come l’uomo sa far molto male alla natura, specie agli animali. Avevamo in casa una gallina ovaiola, che ormai non deponeva più le uova, che era quasi un membro della famiglia. Sentivo gli animali vicini. Ricordo poi un evento di grande tenerezza: una civetta infreddolita, dietro la persiana di casa. Poi ci furono due episodi chiave, vissuti da adolescente, che determinarono la svolta.

Quali?

Il primo fu la lettura di uno scritto proprio di Alessandro Ghigi, che lo zoologo aveva inviato a mio nonno. Rimasi sconvolto dalla distruzione della natura che in quel documento si denunciava. Il secondo fu una gita a Fiuggi. In un ristorante mi servirono degli uccellini arrosto. Li rifiutai con orrore, rimanendo disgustato ma anche offeso. Credo che in quel momento scattò in me la voglia di impegnarmi, di agire.

Cos’era la Lenacdu, in quegli anni iniziali? Si avvertiva la novità?

Era sicuramente un’esperienza nuova, per molti aspetti. Cominciavamo a mettere assieme il discorso scientifico con l’azione politica ma anche con le nuove esigenze della comunicazione di massa. E ponevamo al centro dell’attenzione il mondo degli uccelli, che fino ad allora era stato appannaggio di un’accademia disattenta o degli interessi venatori.

Non doveva essere facile, nell’Italia dell’epoca.

Per niente, ma molte fortune della Lega dipesero proprio da Punzo, dalla particolarità del suo carattere. Aveva un animo nobile, estremamente poetico. Si ispirava agli antichi greci, agli ideali di vita bucolica ma anche alla forza della parola, della conversazione. Conquistava. Per lui ho sempre avuto una grandissima stima, persino affetto.

E così presero il via le prime attività, le azioni politiche e quelle scientifiche.

Sì, cominciarono sin da subito. Realizzavamo degli scritti per la Nuova Italia e stampavamo qualcosa per conto nostro, come Lenacdu e Aispa. Organizzammo i primi incontri e convegni. Poi ci fu una prima svolta, quando nel gruppo entrarono gli inglesi, Barbara Milne, Ian Greenlees e soprattutto Robin Chanter.

Un personaggio sui generis, Chanter. Geniale ed eccentrico.

Assolutamente sì. Chanter era un nobile inglese, elegante e scapestrato. Girava col papillon, era bizzarro e un po’ disordinato. Alle mie nozze, di cui fu il testimone, arrivò con i bottoni del panciotto sfalsati, senza però perdere l‘aria da gentiluomo che lo distingueva. Aveva un’intelligenza, una passione straordinarie. Rimase alla Lipu per tanti anni e il suo contributo fu vitale.

Come lo fu quello degli altri inglesi del gruppo.

Certo, Barbara Milne e Ian Greenlees su tutti. Con Chanter erano punti di forza della Lega. Contribuirono, tra le tante cose, all’organizzazione nel 1969 del grande convegno La protezione della natura a Bagni di Lucca, una località un po’ decadente, crepuscolare, che agli inglesi piaceva molto.

Poi venne il distacco da Punzo.

Fu un momento triste. Punzo era entrato in contatto con i rappresentanti degli uccellatori, che gli proposero un compromesso. Una forte riduzione dell’uccellagione. Punzo fu tentato e accettò. Il suo disprezzo per l’uccellagione era tale che probabilmente vide nella proposta un’occasione quantomeno di ridurre quella pratica. La cosa però si rivelò una specie di trappola. Ci fu allora una riunione di Consiglio e l’intero Consiglio, me incluso e tranne Marta Fabris e Michele Camperchioli, votò contro Punzo. Da lì a pochi giorni Punzo lasciò la presidenza, ritenendo giusto così. Ne soffrì ma lo fece serenamente, da vecchio saggio.

E cosa accadde a quel punto?

Alla presidenza subentrò Ermanno Rizzardi, trentino, bonaccione ma molto capace. Punzo continuò a star vicino alla Lega, da Napoli, fino a quando non si ritirò all’isola di Vivara, dove aveva fondato una nuova associazione naturalistico-filosofica, di stampo contemplativo ma al tempo stesso ancora attivissima a combattere le malefatte contro gli uccelli. Punzo era una grande persona. Credeva nell’educazione dei ragazzi, in una cultura olistica. Sento ancora il rimorso di avergli dovuto dare anch’io quella delusione.

Vennero poi gli anni Settanta e la forte azione legislativa della Lega.

La legge sulla caccia dell’epoca divideva gli animali in due tipi: la selvaggina, da abbattere, e gli animali nocivi, da sterminare. Con la Lega e le battaglie di quegli anni facemmo scoprire che quell’impostazione era clamorosamente errata. Lavorai a un testo di legge che la ribaltasse: non più selvaggina a disposizione dei cacciatori, ma fauna selvatica, da tutelare. La definizione di fauna selvatica è mia, viene proprio da lì. Lavorammo per molto tempo a quella legge, sia come Commissione Conservazione natura del Cnr che come Lega, fino a quando non accade anche a me qualcosa di simile a ciò che era accaduto a Punzo

Che cosa?

A un certo punto la Lipu si schierò per l’abolizione completa della caccia, mentre io pensavo ad una sospensione scientificamente controllata. Non ci trovammo d’accordo. Così, quando arrivò il momento del rinnovo delle cariche, nel 1975, Ian Greenlees chiese all’assemblea la conferma di tutti “ad eccezione del Dottor Contoli”. Tuttavia lo disse con quell’accento inglese che a volte ti fa accettare anche le cose più dure. Ma l’azione a favore della legge, da parte mia e della Lega, continuò assieme fino al primo successo: quello della legge 968, che nel 1977 migliorò molto la situazione. Furono anni straordinari. Non ho mai abbandonato il sentimento che mi legò alla Lega.

Né ha mai abbandonato il pensiero di Punzo.

Affatto. Ho continuato a sentirlo fino a quando, l’ultimo anno precedente la sua morte, sofferente, mi scambiò per un compagno del militare. È stato un grande personaggio, un grande educatore. Non vorrei chiudere con una nota nostalgica, ma se oggi i ragazzi contassero su educatori di quel tipo, avrebbero ben altra idea del mondo, della natura, della vita.

 

Lunedì, 03 Giugno 2024 11:52

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