La berta, la sirena del mediterraneo
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Vola per ore senza sosta, libera sull'acqua. Può rimanere in mare per settimane, persino per mesi senza mai toccare terra. È stato il suo caratteristico richiamo ad ispirare l'antico mito delle sirene. La berta maggiore è uno degli uccelli più straordinari di tutto il Mediterraneo e il suo volo ha bisogno di essere protetto.
Durante il periodo di nidificazione la berta maggiore (Calonectris diomedea) spicca il volo ogni mattina per andare alla ricerca di cibo e nel suo viaggio instancabile può percorrere centinaia di chilometri di distanza, toccando i 50 km orari di velocità. Per tutta la stagione calda la berta vive sulle più belle scogliere del Mediterraneo mentre in inverno vola sul mare senza quasi mai toccare terra, fino alla primavera successiva in cui tornerà a fare un nuovo nido, ricominciando il prezioso ciclo della vita.
La berta e le sirene
Al contrario di quanto si pensa, le antiche sirene non erano mostri metà donna e metà pesce, ma erano per metà uccelli. Gli antichi Greci, sapienti navigatori e studiosi del mare, conoscevano molto bene le berte, loro compagne di viaggio, sapevano che le berte durante la nidificazione passano la notte sulle scogliere e con il loro canto notturno simile al pianto di un bambino, affascinano e spaventano. E così le sirene di Ulisse e del viaggio degli Argonauti sono creature simili a uccelli che seducono i marinai spingendoli verso gli scogli. Solo con i bestiari medievali la sirena si trasforma in un animale per metà pesce.
Le berte di Linosa
A Linosa gli uomini hanno da sempre convissuto con la berta maggiore, costruendo un rapporto speciale. In questa splendida isola della Sicilia, a nord di Lampedusa, i marinai si sono nutriti delle uova delle berte per sopravvivere e nutrivano per questo animale una cura speciale. Oggi però l'uomo non è più il “guardiano delle berte”, anzi ha modificato il paesaggio e l'ecosistema in cui la berta viveva, non solo a Linosa, ma in tutto il Mediterraneo.
Proteggere il volo della berta
Le minacce che mettono a rischio la berta maggiore sono tante. I nidi delle berte nelle colonie sono disturbati dalla presenza dell'uomo, i piccoli inoltre sono vittime dei ratti, introdotti nelle isole dalle navi mercantili. In mare il pericolo principale sono gli ami dei palamiti (attrezzi utilizzati nella pesca) e l'inquinamento dell'acqua. Ultimo pericolo (ma non per questo meno rilevante) è la scomparsa di zone pescose soprattutto vicino alle colonie, e quindi la difficoltà procurarsi cibo per i nutrire i piccoli. Una delle minacce principali alla sopravvivenza della berta maggiore è l'assenza di zone pescose vicino al suo nido. Come abbiamo detto le berte fanno lunghi viaggi per nutrirsi, dall'isola di Linosa possono arrivare in Tunisia, tutto in un solo giorno. Ma non appena le uova si schiudono tutto cambia. Il pulcino della berta deve essere nutrito con frequenza e di conseguenza i viaggi dei genitori sono molto più brevi e al massimo di pochi giorni. Nei primi giorni che seguono la schiusa un adulto rimane con il piccolo per qualche giorno, poi entrambi i genitori lo lasceranno solo per tornare tutte le notti a portargli il cibo. In questa fase, la presenza di aree pescose vicine alle colonie è essenziale, se queste venissero a mancare i genitori non riuscirebbero a tornare con la frequenza necessaria allo sviluppo del loro piccolo. Per proteggere le berte quindi è assolutamente necessario prima di tutto capire dove le berte si procurano il cibo e fare in modo che queste aree vengano protette.
“Ali sul mare” il progetto Lipu per salvare la berta maggiore
Nel 2008 proprio sull'isola di Linosa che ospita la più grande colonia di berte di tutto il Mediterraneo, la Lipu ha avviato un importante progetto con lo scopo di studiare il comportamento della berta maggiore e quindi proteggerla. Con il progetto “Ali sul mare” I nostri scienziati hanno utilizzato la tecnologia GPS per tracciare il viaggio di questi animali. In questo modo ci siamo fatti un'idea di come si muovono le berte, dove cercano il cibo e quali sono le aree più importanti per la loro sopravvivenza.
Come si studia il volo della berta maggiore?
Un piccolo e leggerissimo “zainetto radio” viene posizionato sulla schiena della berta la notte, quando rientra in colonia. Quando la mattina l’animale spicca il volo per cercare il cibo, questo strumento può registrare varie informazioni sul viaggio intrapreso per cercare il cibo. Lo zainetto viene poi rimosso al rientro della berta dal suo viaggio, senza arrecare alcun danno all'animale. I dati raccolti ci aiutano a ricostruire il viaggio delle berte sui nostri mari. Queste informazioni raccolte, potranno essere utilizzate per proteggere anche le altre colonie della berta maggiore in tutto il Mediterraneo.
Un mare sicuro per la berta maggiore
Gli studi condotti sull’isola di Linosa, sono stati effettuati anche in altre tre importanti colonie situate nell’Arcipelago delle Tremiti, nell’Arcipelago Toscano e nell’Arcipelago de La Maddalena. Queste ricerche hanno dato ottimi risultati e hanno permesso di identificare con buona precisione le aree marine maggiormente utilizzate dalla berta maggiore, e quindi le aree che maggiormente necessitano di un’adeguata gestione per tutelare gli uccelli marini. Queste aree diventeranno IBA (Important Bird Areas) e in futuro potrebbero entrare a far parte della rete Natura 2000 come Zone di Protezione Speciale.
Anche la berta è in pericolo
La sopravvivenza della berta maggiore, come quella di altri animali a rischio di estinzione, è legata strettamente alle leggi europee che proteggono le specie e gli ambienti in cui queste specie vivono. Senza le Direttive europee “Habitat” e “Uccelli” non sarà possibile tutelare le aree di alimentazione più importanti per la berta maggiore e per altri uccelli marini. Per questo è importante sostenere la Lipu.
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